
Che certi conflitti del Medio Oriente trabocchino nelle nostre strade fatte di tante diaspore, è forse inevitabile (cose del genere son sempre successe).
Chi ci si impegni per genuina passione politica, convinto di difendere una causa, propria o fatta propria, che crede giusta contro i miscredenti, fa un gioco pericoloso. Chi è persona di mondo, e sa quello che sta facendo, e vuole davvero attaccare i miscredenti anche qui e non solo là, renderne impraticabile lo spazio politico, fa un gioco criminale.
Penso che, in entrambi i casi, ciò aiuti poco o niente una causa là. Temo piuttosto che sia un modo per avvelenare i pozzi qui, i pozzi della convivenza di lungo periodo nelle nostre società multietniche, multiculturali. Così si esasperano inimicizie civili, sospetti fra le comunità e gli individui, insicurezza e vita difficile per tutti, roba che dura.
Organizzare manifestazioni con le bandiere non serve a contrastare l’antisemitismo o l’islamofobia, ma ad alimentare l’uno e l’altra. C’è chi può avere interesse a farlo. Che possa essere anche gente che si considera di sinistra, da qualunque parte stia, consapevole o spensierata che sia, mi sembra disperante.

- Chi sta in piedi e chi sta in ginocchio o seduto: razza e gender nella scultura americana di metà Ottocento (con coda nel Novecento)
- Vandalizzare i volantini degli altri (con le fotografie degli ostaggi di Hamas, a New York)
Categorie:Uncategorized
Grazie Arnaldo per la tua osservazione che mi trova completamente d’accordo. Sappiamo che le bandiere identitarie urlano essenzialismi astorici e soffocano il dialogo per la convivenza
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