
Di Brad Lander vorrei raccontare due storie. La prima: Lander è uno dei candidati nelle primarie democratiche per sindaco di New York City (il partito democratico domina la politica cittadina, le sue primarie sono importanti). La seconda: Lander è solito farsi arrestare per le cause che gli stanno a cuore (e ha qualche inconsapevole imitatore).
Insomma, cose di normale politica americana, che sarebbero di routine se non si vivesse in tempi tempestosi.
Democratici a New York: italiano, musulmano, ebreo, afroamericano
Nelle complicate primarie democratiche per sindaco, che termineranno martedì 24 giugno, Brad Lander è terzo nei sondaggi, e molto staccato. Ha appena il 7% dei consensi, dopo Andrew Cuomo con il 38% e Zohran Mamdani con il 27% (in crescita). Non vincerà, ma contribuisce a influenzare, certo a fotografare la politica democratica e la politica etnica a New York.
Già i primi due candidati, Cuomo e Mamdani, fanno un bel contrasto drammatico. Da una parte c’è lo stagionato centrista ex-governatore di gran cognome, cattolico italoamericano. Dall’altra c’è il giovane (33 anni) deputato statale socialista (socialista alla AOC), musulmano di origini indiane, nato in Uganda, immigrato naturalizzato, figlio della intellighenzia cosmopolita di Columbia University.
Aggiungiamo ora Lander, 55 anni, attualmente Comptroller di New York City, ufficio elettivo per il guardiano delle finanze municipali, ex consigliere comunale, ebreo progressista. Se ci mettiamo anche il sindaco in carica Eric Adams, ex democratico che correrà alle elezioni generali come indipendente con simpatie trumpiane, abbiamo la fotografia completa. Adams è afroamericano.
Lander è abbastanza progressista da avere un rapporto curioso con Mamdani, che certo è alla sua sinistra. Il sistema di voto delle primarie si chiama ranked-choice, consente a ogni elettore di scegliere cinque candidati in ordine di preferenza; al momento della conta saranno attribuite le prime scelte, poi le seconde, così via (non fatemelo spiegare qui). I due si sono cross-endorsed l’un l’altro, ciascuno invita gli elettori votare per sé come prima scelta e per l’altro come seconda scelta.
Insomma, Lander e Mamdani, l’ebreo e il musulmano (con tutte le loro prevedibili differenze derivanti dalle vicende medio-orientali) si aiutano a vicenda contro il favorito Cuomo. Nella foto qui sopra si sono scambiati i posti, dietro i segnaposti.
Disobbedienza civile
Brad Lander è stato fermato per qualche ora dagli agenti federali dell’ICE mentre cercava di scortare fuori da un edificio federale un immigrato che gli agenti stessi volevano arrestare. Lander insisteva perché fosse esibito un mandato giudiziario di qualche tipo, la polizia diceva che non ce n’era bisogno (mi dicono che la polizia nel caso specifico aveva ragione, ma non saprei perché). Lander non ha desistito ed è finito in manette.
Si chiama disobbedienza civile, disobbedire a ordini o leggi che si ritengono ingiuste, sapendo così di dover pagare qualcosa; non è gratis, se no son buoni tutti. Non è la prima volta che Lander la pratica, e da tempo. Si è già fatto arrestare varie volte, con le stesse tecniche, in sostegno di lavoratori in sciopero o di altre cause politiche, anche dentro il Campidoglio a Washington.
Nelle ultime settimane ci sono stati altri casi del genere, proprio in connessione alla caccia federale ai migranti. Il più noto è quello del senatore della California Alex Padilla, ammanettato durante una conferenza stampa della Homeland Security Secretary, Kristi Noem, a San Francisco. Senza aspettare il momento opportuno alla fine, Padilla ha cercato di interrompere la presentazione avvicinandosi al podio e facendo domande. Ha fatto il disturbatore, e come tale è stato trattato.
Nel maggio scorso è stato arrestato per qualche ora il sindaco di Newark, Ras Baraka (il figlio di Amiri Baraka, cioè dello scrittore del Black Power, LeRoy Jones). Per protesta aveva messo piede senza permesso (un piede, alla lettera) in un centro di detenzione federale di immigrati. Nello stesso luogo e per gli stessi motivi è finita nei guai, denunciata, la deputata democratica afroamericana LaMonica McIver.
In aprile è stata brevemente arrestata una giudice di Milwaukee, Hannah Dugan. Aveva aiutato un immigrato a sfuggire all’arresto dopo una udienza in tribunale.
Sarà un trend in crescita, piccoli segnali, chissà.

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