Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Il soft power è morto, viva il soft power

La crisi del soft power americano? Di un certo tipo di soft power, sì.

Ma mica di tutto, anzi. 

L’inventore della parola soft power, Joseph Nye, professore di Harvard e consigliere di presidenti democratici, scomparso a 88 anni pochi giorni fa, riassumeva così la sua creatura come componente della politica internazionale degli Stati Uniti: “La seduzione è sempre più efficace della coercizione. E molti dei nostri valori, come la democrazia, i dirittti umani e le opportunità individuali, sono profondamente seducenti”. 

Non si tratta solo di Coca Cola e film di Hollywood, magari di jazz e blues e rock’n’roll.

Il New York Times, nell’articolo linkato qui, ricorda come negli ultimi mesi Nye osservasse con sgomento il presidente Trump distruggere gli strumenti fondamentali del soft power americano, tipo i programmi di assistenza medica e alimentare ai paesi stranieri oppure la Voice of America. 

In una intervista alla CNN poco prima di morire Nye ha detto: “Temo che il presidente Trump non capisca il soft power. Pensate alla Guerra fredda – la deterrenza nucleare americana e le truppe americane in Europa erano cruciali. E tuttavia quando il muro di Berlino crollò , non crollò sotto i colpi dell’artiglieria. Crollò sotto i martelli e i bulldozer di gente la cui mente era stata cambiata dalla Voice of America e dalla BBC”.

Il pensiero di Nye è più complicato, ma prendiamolo qui nella sua versione semplice, giornalistica. Non è una illusione un po’ liberale e un po’ eccezionalista americana che siano questi i valori che il resto del mondo vede negli Stati Uniti, apprezza, ne è sedotto e vorrebbe per sé? E che senza la loro centralità il soft power americano sia destinato a sgonfiarsi e scomparire? Lasciando in vista solo il potere nudo e crudo, il potere di far male, di rompere. Solo hard power, insomma.

Non mi sembra che le cose stiano così, neanche per Trump e per la sua America, che lo capiscano o meno lui e i suoi sodali. E secondo me, a naso, lo capiscono. 

C’è un soft power trumpiano che è vivo e vegeto, seduce e conquista i cuori e le menti. 

La faccia truce, la posa autoritaria, la ricchezza sbattuta in faccia, l’arroganza e l’insulto, il disprezzo del prossimo, il disprezzo delle regole, l’andare per le spicce, il tough guy, il maschio selvatico, la femmina armata, sono aspetti di un soft power la cui capacità di attrazione alcuni di noi neanche riconoscono come tale, c’è solo repulsione – ma altri nostri concittadini sì, in Italia e in Europa. 

Anzi, dai, confessiamolo, non lo percepite un po’ anche voi, sotto sotto, nel vostro dark side, il fascino di tutto ciò? Sarebbe importante che fosse così, si deve aver contezza e feeling di quello che bolle in pentola. 

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