Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Non accadrà che qualcuno venga a salvarci. La carica politica più importante in democrazia è il cittadino che dice, no, non va bene.

Questa è una piccola parte di una lunga conversazione che Barack Obama ha tenuto con Steven Tepper, il presidente di Hamilton College (Clinton, New York), di fronte agli studenti. Pochi giorni fa, il 3 aprile 2025, il testo originale è qui. Una conversazione si fa per dire, molto spesso ha preso la forma di un vero e proprio discorso. Obama dice la sua su molte cose, e anche su questo, i pericoli per la democrazia, per la costituzione, per le nostre libertà. Non è mai compiacente nelle sue chiacchiere, dice sempre, guardate che è un po’ anche colpa nostra, colpa vostra. 

Vorrei concludere questa parte del mio intervento dicendo che spetta a tutti noi risolvere la situazione. Non accadrà perché qualcuno viene a salvarci. La carica politica più importante in questa democrazia è il cittadino, la persona che dice, no, non va bene. Credo che uno dei motivi per cui il nostro impegno per gli ideali democratici si è eroso è che siamo diventati troppo comodi e compiaciuti di noi stessi.

Per gran parte della nostra vita è stato facile dire di essere progressisti, o di essere a favore della giustizia sociale, o di essere a favore della libertà di parola, senza doverne pagare il prezzo. Ora siamo in uno di quei momenti in cui, sapete cosa? Non basta dire di essere a favore di qualcosa; potrebbe essere necessario dover fare qualcosa e magari sacrificare qualcosa.

Se siete uno studio legale minacciato, potreste dover dire, okay, perderemo un po’ di clienti ma difenderemo un principio. Se siete una università, potreste dovervi chiedere, stiamo davvero facendo le cose nel modo giusto? Abbiamo violato i nostri valori, il nostro codice, abbiamo violato la legge in qualche modo? In caso contrario, e se cercano solo di intimidirvi, be’, dovreste essere capaci di dire, ecco perché siamo indipendenti. […]

Per gran parte della storia umana, e ancora oggi, nella maggior parte del mondo, sfidare i poteri costituiti ha un costo, soprattutto se abusano di quel potere. C’è questa cosa che è successa, e l’ho notata tra alcune delle persone più ricche che, dopo [l’assassinio di] George Floyd, si facevano avanti e un sacco di aziende parlavano di quanto gli importasse della diversità, e volevano fare questo ed erano a favore di quello. Ora stanno tutti zitti.

Cioè, la cosa era okay quando era cool e trendy, quando non lo è più, non è più okay. Questo, credo, è ciò che ognuno di noi deve esaminare nel proprio cuore. Diciamo di essere a favore dell’uguaglianza, siamo disposti a lottare per essa? Siamo disposti a rischiare qualcosa per questo? Diciamo di essere a favore dello stato di diritto, continueremo a farlo quando è difficile e non solo quando è facile? Crediamo nella libertà di parola; la difendiamo anche quando chi parla dice cose che ci fanno infuriare, che sono sbagliate e offensive? Continuiamo a crederci?

Per gli studenti universitari e per la vostra generazione, credo che ciò sia importante perché parte della ragione per cui siamo confusi su alcune di queste questioni è che quelli di noi che affermavano di lottare per la giustizia sociale, la libertà di parola e l’uguaglianza, talvolta non mettevamo in pratica i nostri stessi principi. […]

Durante la mia presidenza e dopo la mia presidenza sono stato assolutamente chiaro su questo, l’idea di cancellare un oratore che viene nel campus, di cercare di zittirlo e di non lasciarlo parlare, anche se troviamo le sue idee odiose, be’, non solo non è questo che dovrebbero essere le università, non è questo che dovrebbe essere l’America. Li lasciate parlare e poi gli dite perché hanno torto. È così che si vince la discussione.

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