Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

L’oligarchia in America: il discorso di addio del presidente Biden

Today, an oligarchy is taking shape in America

Un Farewell Address alla nazione, quello pronunciato dal presidente Biden il 15 gennaio scorso dallo Studio ovale, cinque giorni prima di lasciare la carica. Un discorso che inizia con un breve commento sugli eventi in corso in Medio Oriente – ma poi va altrove, a tutto campo. 

Il commento è breve e con un sottotesto puntuto. Biden sottolinea il ruolo avuto dalla sua amministrazione nel piano di accordi fra Israele e Hamas, un piano iniziato da noi a maggio, dice, e “sviluppato e negoziato dal mio team”, non da altri (checché ne dica quel rodomonte di Trump, tutto maiuscole e distintivo). Poi, continua, siccome dovrà essere applicato dal prossimo presidente, abbiamo informato anche gli altri, cioè lui (quanto siamo diversi da lui). Perché così si dovrebbe fare, lavorare insieme da buoni americani (amen). 

Detto questo, Biden passa ai saluti. Usa la tradizionale retorica liberale dell’America “esperimento” di questo e di quello, di grandi idee e grandi aspirazioni, di gente diversa venuta da tutto il mondo, di ingiustizie perpetrate e giustizie conquistate, di istituzioni complesse che devono garantire le libertà, eccetera eccetera. Rivendica i successi della sua presidenza nel difendere tutte quelle cose lì, nell’affrontare il cambiamento climatico e le innovazioni tecnologiche – e nel fare riforme importanti, strutturali, proiettate al futuro (di cui, ahimé, non vi siete accorti): “Ci vorrà del tempo per sentire l’impatto completo di tutto ciò che abbiamo fatto insieme. Ma i semi sono piantati, cresceranno e fioriranno per i decenni a venire” (accident’avvoi).

Una immagine positiva e un grumo politico problematico, un vero allarme, sono particolarmente in evidenza. L’immagine positiva è quella scontata della Statua della libertà, presentata tuttavia in maniera non del tutto scontata. E’ una statua costruita per reggere alle burrasche. Proprio come le nostre istituzioni democratiche è elastica, ondeggiante, è sottoposta a una prova dopo l’altra con rari momenti di bonaccia, ma resta in piedi. E quindi il sogno continua, conclude Biden (e che altro potevo dire?), “l’America dei nostri sogni è sempre più vicina di quanto pensiamo. E sta a noi far sì che i nostri sogni diventino realtà”.

Come l’America, la Statua della Libertà non sta ferma. Il suo piede letteralmente avanza sopra la catena spezzata della schiavitù umana. È in marcia e letteralmente si muove. È stata costruita per oscillare avanti e indietro per resistere alla furia delle tempeste, per superare la prova del tempo, perché le tempeste sono sempre in arrivo. Oscilla di qualche centimetro, ma non cade mai nella corrente sottostante – una meraviglia dell’ingegneria.

Il grumo politico, l’allarme, è più elaborato. Sono soddisfatto di ciò che ho fatto, dice il presidente, e di ciò che lascio in eredità alla prossima amministrazione (speriamo bene). E tuttavia, eccoci qua, con una citazione dal testo un po’ più lunga. Dove Biden denuncia un pericolo per la democrazia: la formazione di una nuova oligarchia, un “complesso tecnologico-industriale” che evoca il celebre discorso del presidente Eisenhower (ah i repubblicani di una volta!) sul complesso militare-industriale, anche quello un Farewell Address del 17 gennaio 1961.

Sono molto orgoglioso di quanto abbiamo realizzato insieme per il popolo americano. E auguro successo alla nuova amministrazione, perché voglio che l’America abbia successo. Ecco perché ho tenuto fede al mio dovere di garantire una transizione di potere pacifica e ordinata, così che la nostra leadership si fondi sulla forza dell’esempio. Non ho dubbi che l’America sia in grado di continuare ad avere successo.

Ecco perché, nel mio discorso di addio di stasera, voglio mettere in guardia il Paese contro alcune cose che mi preoccupano molto. Queste cose sono la pericolosa concentrazione di potere nelle mani di pochissime persone ultra-ricche, e le pericolose conseguenze se questo abuso di potere non viene contrastato. Oggi, in America sta prendendo forma un’oligarchia della ricchezza estrema, del potere e dell’influenza che minaccia letteralmente l’intero sistema democratico, i nostri diritti e le nostre libertà fondamentali, e una decente eguaglianza di opportunità per tutti gli altri. 

Ne vediamo le conseguenze in tutta l’America. E le abbiamo già viste prima, più di un secolo fa. Ma il popolo americano si è ribellato ai robber barons di allora  e ha distrutto i trust. Non ha punito i ricchi, ha solo costretto i ricchi a giocare secondo le regole che tutti gli altri dovevano rispettare. I lavoratori hanno ottenuto i loro diritti e l’opportunità di guadagnare la loro parte. Sono entrati nel patto sociale, e questo ci ha aiutato a costruire la più grande classe media e il secolo più prospero che qualsiasi nazione al mondo abbia mai visto. E dobbiamo farlo di nuovo.

[…]

È anche chiaro che la leadership americana nella tecnologia è senza pari, una fonte di innovazione senza pari che può trasformare tante vite. Ma vediamo anche i pericoli della concentrazione di tecnologia, potere e ricchezza. Nel suo discorso di addio, il presidente Eisenhower parlò dei pericoli del complesso militare-industriale. Ci mise in guardia, e cito, dal “potenziale per l’ascesa disastrosa di un potere mal riposto”. Sei decenni dopo, sono altrettanto preoccupato per la potenziale ascesa di un complesso tecnologico-industriale che potrebbe rappresentare un pericolo reale anche per il nostro Paese.

Gli americani vengono sepolti da una valanga di disinformazione e informazioni errate che consentono di abusare del potere. La stampa libera sta crollando. I redattori stanno scomparendo. I social media stanno rinunciando al fact-checking. La verità è soffocata da bugie raccontate per favorire il potere e il profitto. Dobbiamo rendere le piattaforme social responsabili per proteggere i nostri figli, le nostre famiglie e la nostra stessa democrazia dall’abuso di potere.

Nel frattempo, l’intelligenza artificiale è la tecnologia più importante del nostro tempo, forse di tutti i tempi. Niente offre possibilità e rischi più profondi per la nostra economia e la nostra sicurezza, la nostra società, la nostra stessa umanità.[…] Ma se non vengono messe in atto misure di salvaguardia, l’intelligenza artificiale potrebbe generare nuove minacce ai nostri diritti, al nostro stile di vita, alla nostra privacy, a come lavoriamo, a come proteggiamo la nazione. Dobbiamo assicurarci che l’intelligenza artificiale sia sicura, affidabile e al servizio di tutta l’umanità.

[Eccetera eccetera…]

E in una democrazia, c’è un altro pericolo che deriva dalla concentrazione di potere e ricchezza. E’ l’erosione del senso di unità e di scopo comune. E’ la sfiducia e la divisione. Partecipare alla democrazia diventa estenuante e provoca persino disillusione, se le persone non sentono di avere un giusta possibilità. Ma dobbiamo continuare a essere attivi e coinvolti. So che è frustrante.

IL testo completo del Farewell Address, accuratissimo nel riportare anche le incertezze, gli inciampi, gli errori del parlato del Presidente, è nel sito ufficiale della Casa bianca, qui.

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