
“It was my honor and privilege to stand up to the supporters of the lawless mob that destroyed the Columbus statue. We are not going to sit ideally by and let these lawbreakers run wild in our communities and destroy public property. Message to the mob…We will not tolerate you or your actions.”
“These people who publicly threaten to destroy these statues are not protesters. They terrorize and ruin communities, and discredit those who legitimately protest,” said Delegate Nino Mangione. “If you do not like or appreciate Christopher Columbus, don’t visit this statue. Stay the hell away from it.”
Un Luigi Mangione del Maryland, di buona famiglia, accusato dell’assassinio di Brian Thompson, a Manhattan l’altro giorno? Dove avevo già sentito quel cognome? Ecco il dove e il quando: nel corso delle mie ricerche sui monumenti americani. Un cugino di Luigi, Antonino detto Nino Mangione, è un deputato repubblicano dell’assemblea statale del Maryland. Quando nell’estate del 2020 si seppe che un gruppo di manifestanti si preparava ad attaccare la statua di Cristoforo Colombo, nel quartiere di Little Italy di Baltimora, chiese al governatore dello stato l’intervento protettivo della Guardia nazionale. Senza successo, perché qualche giorno dopo il povero Colombo fu abbattuto e gettato nelle acque del porto. Mangione presentò allora un progetto di legge, un Monument Protection Act che punisse in maniera specifica ogni tipo di proteste fisiche contro simboli e oggetti di valore storico e memoriale.
La famiglia Mangione è prominente in città, grazie al nonno paterno Nick Mangione (1925-2008), che nella Little Italy di Baltimora nacque negli anni 1920s, figlio di immigrati analfabeti. Dopo aver combattuto giovanissimo nella Seconda guerra mondiale, divenne un importante uomo d’affari, di maniere spicce (sembra), imprenditore immobiliare, proprietario di due country clubs, di una catena di case di riposo e di cura per anziani, e di una stazione radio, una talk radio conservatrice. Divenne anche un filantropo, come si usa, benefattore di varie buone cause locali, in particolare donando denaro e dando il suo nome a una clinica di un grande ospedale suburbano. Inevitabilmente si mosse e rimase impigliato nella intricata rete di relazioni e conflitti etnici e razziali della politica locale (avete presente The Wire, la splendida serie televisiva di una ventina d’anni fa, ambientata proprio a Baltimora?).
Nel corso della sua vita Nick Mangione fu accusato di aver ricevuto aiuti finanziari da una famiglia di Mafia, rispose che di famiglia gli bastava la sua, dieci figli e trenta nipoti (fra questi, Luigi e Nino). Fu accusato di discriminazione razziale nelle assunzioni dei manager dei suoi country clubs, rispose dal patriarca che era: detti manager erano otto dei suoi figli, mica poteva licenziarne uno per assumere un estraneo. Rispose anche che lui sì, durante la sua ascesa, era stato discriminato in quanto italiano, rifiutato nei circoli che contano, rifiutato in società. Un nipote in effetti lo licenziò, venne fuori che aveva chiamato “nigger” il dirigente afroamericano di una associazione per i diritti civili. E c’era, ahimé, la registrazione. In verità, dopo qualche mese lo riassunse, il nipote pollastro.
Nino Mangione ha un’altra succosa connessione colombiana, tramite il nonno materno Joseph N. Zannino Jr. (1928-2017). Soldato in Corea, fondatore e proprietario di una notissima Funeral Home (pompe funebri), il vecchio Zannino era membro dell’ordine dei Sons of Italy ed era dappertutto nelle mille associazioni etnico-religiose ed ex-combattentistiche della comunità italiana della città. Soprattutto, leggo nelle scarne notizie che riesco a trovare, era membro del comitato che organizzò le prime celebrazioni cittadine di Columbus Day come festa ufficialmente federale, quando fu così riconosciuta da una legge del 1968 entrata in vigore dal 1971. Di più, sembra che per qualche anno aprisse lui stesso una parata, impersonando l’ammiraglio del mare oceano, letteralmente vestito da Cristoforo Colombo. Ma di questo non ho le prove, neanche una fotografia.

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