Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Biden sta trasformando l’America, ma in campagna elettorale si parla d’altro

Che cosa ci racconta il numero di ieri del New Yorker in un lungo, lunghissimo articolo di analisi e reportage di Nicholas Lemann (qui)? Sotto il titolo Bidenomics is Starting to Transform America. Why Has No One Noticed? (November 4, 2024), ci racconta che la presidenza Biden è stata trasformativa alla grande, ha varato più programmi di riforma di ogni amministrazione democratica dai tempi di Lyndon Johnson, forse dai tempi di F.D. Roosevelt.

Ci racconta che questi enormi e costosissimi programmi (con investimenti di migliaia di miliardi di dollari) stanno avviando il paese verso fonti di energia pulita, verso la creazione o il ritorno in America di intere filiere industriali, verso il rafforzamento del potere dei sindacati, verso migliaia di progetti infrastrutturali, verso l’attacco ad alcune ingiustizie razziali, verso la messa al bando di alcune concentrazioni di potere economico.

Ci racconta che tutto ciò è frutto di un approccio che vede il governo come agenzia progettuale che pensa a creare forme di redistribuzione della ricchezza nazionale, non solo a correggere ex post gli eccessi del mercato; che parla dell’abbandono del neoliberalismo. Il presidente Clinton aveva detto, nel 1996, che “l’era del big government è finita”? Bene, sembra che quella prospettiva sia giunta al capolinea, che si parli dell’avvento di un’epoca post-neoliberal, di un ritorno del big government.

Ci racconta che dietro tutto questo c’è anche un progetto politico di partito, e cioè il tentativo di favorire un riallineamento elettorale nel cuore del paese, la heartland, il grande Midwest, le aree colpite dalla ex globalizzazione poco popolate ma con uno sproporzionato potere politico; il tentativo dunque di riprendersi pezzi di elettorato popolare e operaio che sono passati ai repubblicani, di rendervi di nuovo competitivo il partito democratico.

Ci racconta che a operare questa macchina si sono persone piuttosto giovani, cresciute nell’amministrazione Obama, nei circoli di Elizabeth Warren e anche di Bernie Sanders, gente come Lina Khan, a capo della Federal Trade Commission, come Julie Sue, ministra del lavoro. E soprattutto come Pete Buttigieg, ministro dei trasporti, regista e faccia pubblica dell’intera faccenda, instancabile visitatore di tutti i cinquanta stati, contea per contea – un uomo che sta costruendo un suo ambizioso futuro politico.

Ci racconta che questi programmi sono sistemici, di lungo periodo, i loro effetti si sentiranno negli anni, nei decenni (come quelli del New Deal, per dire). Sono così incardinati nella struttura legislativa, amministrativa, finanziaria che sono difficili da destrutturare, chiunque governi dopo Biden. Ammesso che una eventuale presidenza Trump li voglia davvero mettere in discussione. Ci sono segnali che, con tutte le differenze del caso, il governo continuerebbe ad avere un ruolo esteso, comunque. 

L’ironia della Bidenomics è che i suoi effetti politici, quelli partisan a favore dei democratici, sono per il momento nulli. Gli effetti sono ancora molto localizzati, e siccome all politics is local, a sfruttarli localmente sono tutti i politici locali, repubblicani compresi. Chi si trattiene dal vantarsi di aver portato a casa un ponte, un ospedale, una fabbrica, anche se c’è dietro l’odiata mano di Biden? Siamo gente di mondo, no? Basta che che non ci siano su etichette (il New Deal le etichette le metteva, e Biden avrebbe dovuto farlo, dice qualcuno, tipo: “Joe Did It”).

L’ironia finale della Bidenomics è che nessuno ne parla in campagna elettorale, neanche Biden, neanche l’amministrazione, neanche Kamala Harris, neanche davvero Tim Walz del Minnesota (che pure ne ha qualche notizia). Qui ci sono tutti gli elementi per offrire agli elettori un programma politico solido, centrato e proiettato nel futuro, con alcune idee forti, radicato in cose che già si stanno facendo. Al posto delle chiacchiere che circolano, deboli, spampanate, prive di mordente. Ma invece niente.

Quest’ultimo punto lo sottolineo con particolare interesse, rinviando anche a un mio post di tre mesi fa, con un taglio molto simile, qui, Democratici o repubblicani, è la fine del governo limitato?

Categorie:Uncategorized

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