Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

La censura dei libri nelle biblioteche americane: guerre culturali o scaramucce (di destra)?

Ma insomma, che dire di queste ultime culture wars, le ultime della serie, che hanno per protagonisti non più attivisti wokeradical di sinistra (o radical chic), bensì attivisti ultraconservatori? Davvero gli Stati Uniti sono invasi da invasati di una cancel culture di destra che ripuliscono le biblioteche pubbliche e quelle scolastiche di ogni materiale a stampa e digitale che possa corrompere le giovani menti studentesche? Cioè che abbia a che fare con faccende di sesso e gender, LGBT e patriarcato, oppure di razza, oppressione razziale, critica del razzismo?

Se si vogliono fatti invece che opinioni conviene guardare ai dati pubblicati dalla American Library Association (ALA), una associazione professionale di bibliotecari con 50.000 iscritti, fra l’altro abbastanza woke, sembra di capire dal linguaggio usato. Bene, qui si trovano conferme e smentite. Le conferme riguardano le intenzioni di alcuni, le smentite riguardano i risultati di tutti. Sì, ci sono individui, gruppi, movimenti, organizzazioni che vorrebbero fare quella roba lì, cioè restringere l’accesso a certi libri o proprio rimuoverli, metterli al bando. E tuttavia la loro capacità di agire sembra limitata. I numeri dei tentativi censiti, non tutti probabilmente (ma insomma questo dovrebbe essere l’ordine di grandezza), sono piccoli. Sono piccolissimi se rapportati all’intero arcipelago bibliotecario del paese.

Per giunta questi dati non parlano dei risultati effettivamente ottenuti che, si sa da certe inchieste giornalistiche, arrivano a conclusione di processi decisionali lunghi e complessi. Che magari finiscono nel nulla. O nel poco, tipo, i titoli sono spostati dalle sezioni ad accesso generale alle sezioni ristrette per età, oppure sono rimossi solo temporaneamente.

Per l’anno 2023, ALA ha ricevuto la segnalazione di 1.247 domande di censura di libri e altre risorse dirette a specifiche istituzioni bibliotecarie. I titoli colpiti sono in tutto 4.240 divisi fra biblioteche pubbliche (54%), biblioteche scolastiche (39%) e alcune biblioteche universitarie. Dal punto di vista geografico, le iniziative sono spalmate un po’ ovunque, spesso con bassissima intensità. Censure di più di 100 titoli sono state richieste in 17 stati. All’opposto, con zero richieste ci sono solo Vermont e Delaware. E poi ci sono i picchi vistosi. A eccellere sono il Texas (49 domande per 1470 titoli) e la Florida (33 domande per 2672 titoli). E non è una sorpresa per chi segua le cronache politiche.

Come suggerisce la discrepanza fra il numero di domande e il numero di titoli coinvolti, ogni domanda può riguardare più titoli. Questo accade perché, negli ultimi tempi, l’iniziativa non è più solo di singoli utenti o genitori (quasi mai di studenti) che ce l’hanno su con un singolo libro; oggi iniziano circa la metà dei casi. Ma è diventata impresa organizzata di associazioni e gruppi di pressione che stilano elenchi e li diffondono in campagne di informazione; oggi iniziano un quinto dei casi. Più di prima, accade che chi chieda la censura non sia un lettore scandalizzato ma un attivista che neanche ha letto i testi censurati.

I titoli aggrediti riguardano, per quasi la metà dei casi (47%), le voci o le esperienze di vita di individui queer o di colore. La lista Top Ten del 2023 include testi per adolescenti come Gender Queer: A Memoir, oppure This Book is Gay, oppure il più neutro ma minaccioso (perché chissà cosa ci sta sotto) The Teen’s Guide to Sex, Relationships, and Being a Human. Include anche un romanzo della scrittrice afroamericana Toni Morrison, L’occhio più azzurro. Morrison, premio Nobel per la letteratura, compare anche nella lista Top 100, con Amatissima, e in buona compagnia. Ci sono Harper Lee (Il buio oltre la siepe), Alice Walker e Maya Angelou, Margaret Atwood e J.D. Salinger (Il giovane Holden), John Steinbeck e George Orwell (1984), e il caro vecchio Mark Twain (Huckleberry Finn).

Dimenticavo, c’è anche la Bibbia (ma questa è la storia per un’altra volta).

Fenomeni inquietanti, dunque, almeno per alcuni di noi? Certo che sì, tenendo conto che sono in crescita. Fenomeni davvero travolgenti? Cioè, quanto davvero estesi? Per valutare la questione è opportuno lasciare la visione claustrofobica e uscire all’aperto, mettere il numero dei casi in relazione all’universo mondo. Che cosa rappresentano 1.247 domande di censura per un totale di 4.240 titoli in una rete bibliotecaria che è fatta di 124.000 biblioteche di cui 105.000 scolastiche, con centinaia di milioni, miliardi di libri e altri media items? I numeri dei tentativi di censura, comunque vadano a finire, sembrano segnalare, nel complesso, non una guerra culturale – ma una serie di scaramucce?

Categorie:Uncategorized

Lascia un commento