Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Trump, l’unto del Signore

Usare un linguaggio di tipo religioso per parlare di politica e di personalità politiche, non è sorprendente. Nella politica democratica e in generale nella politica di massa dell’età contemporanea, negli Stati Uniti e dappertutto, le metafore religiose (fede e fedeli, santi e santini, processioni e inni, ortodossie, eresie, conversioni) sono almeno altrettanto diffuse e pertinenti di quelle militari (campagne, battaglie, vittorie e sconfitte, militanti). Sembra che nel caso di Donald Trump, per una parte del suo pubblico, si vada oltre la metafora, si arrivi alla cosa reale. L’uomo è davvero  considerato l’unto del Signore, un agente di Dio, scelto da Dio per una missione speciale, restituire all’America la sua vocazione di paese cristiano – di paese cristiano bianco, per la precisione. 

(Cose già sentite qua e là? Certo che sì, in varie altre circostanze storiche e nazionali, ma qui non si fa un’analisi comparata, se non per suggerire: lasciate stare i soliti commenti fastidiosi sui “soliti americani”.)

Discute di queste faccende Thomas Edsall sul New York Times dell’altro giorno, in un lungo articolo zeppo di opinioni e analisi di storici e politologi e studiosi di tradizioni religiose. Vi si racconta di video e film di propaganda (God Made Trump oppure The Trump Prophecy), di affermazioni del figlio Eric (“ha letteralmente salvato la cristianità”), di immagini di Gesù seduto accanto a lui in tribunale, mentre The Donald affronta il martirio dell’inquisizione. Più significativi ancora sono i manifestanti ai suoi rallies normali, o al rally più profetico di tutti, quello del 6 gennaio 2021 che ha attaccato il Campidoglio. C’è gente che prega e porta croci e mostra cartelli che dicono “Thank you, Lord Jesus, for President Trump”.

I sostenitori di Trump che fanno e dicono queste cose sono in genere cristiani evangelici appartenenti alle ali più popolari e conservatrici del protestantesimo bianco (del tipo di quelli che, sfidando un freddo assassino, l’hanno votato in massa nei caucuses repubblicani dell’Iowa). Per loro è una figura “Jesus-like”, a somiglianza o imitazione di Gesù. Non è proprio il Messia, un secondo Messia, non esageriamo, ma un possibile savior sì. Un uomo destinato a salvare l’America dai suoi nemici, il big government, il cosmopolitismo e l’internazionalismo, le elite metropolitane, i liberals, i democratici con la D maiuscola, i secolarizzati e i miscredenti, i sostenitori dell’aborto e del gay marriage, i disgregatori della famiglia, i transgenders, gli immigrati illegali. Il diavolo in persona. 

Che a questo compito sia chiamato un imprenditore avventuriero e un peccatore seriale che più adultero, secolarizzato e metropolitano non si può, può apparire incongruente. Ma non lo è, perché l’unto, il designato, non ha da essere per forza una persona buona, un esempio di virtù personali. Piuttosto, è una persona scelta da Dio per alcune caratteristiche che la rendono adatta a un sacro compito, è uno strumento nelle sue mani. Magari persino inconsapevole. Come ognun sa, le vie della Provvidenza sono infinite. 

Per molti versi una forza di Trump sta anche in questo. Sono proprio le persecuzioni giudiziarie di cui è vittima a dimostrare che è la persona giusta. Nel suo caso, la persona giusta non per finire sulla croce ma per finire alla Casa bianca. A somiglianza di Gesù, è chiamato dal potere cattivo (il governo di Washington invece di quello dell’impero romano) a pagare per tutti, a soffrire per tutti. Anche se, per sua trasandatezza morale e intellettuale, è probabile che non abbia la minima idea di che cosa “Jesus-like” significhi. 

Thomas B. Edsall, The Deification of Donald Trump Poses Some Interesting Questions, New York Times (January 17, 2024), questo è il link

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