Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Il John McCain Memorial, ad Hanoi

Nel centro di Hanoi, sulle rive di un lago, in una strada alberata che è una popolare destinazione turistica, fitta di caffé e gelaterie e food carts, c’è uno strano monumento, diventato un curioso paradosso. 

Una scultura in pietra raffigura un uomo con le braccia alzate sopra la testa e con la testa che guarda verso il basso. L’uomo indossa un casco da aviatore, è impegnato a lanciarsi o a veleggiare con il paracadute. Dietro di lui c’è l’ala spezzata di un aereo – in fiamme? Alla destra di chi guarda ci sono la stella e la scritta USAF (United States Air Force), scomposte sull’ala colpita e danneggiata. Alla sinistra di chi guarda c’è un testo in lingua vietnamita.

Il testo dice (traduco da una traduzione in inglese): “Il giorno 26 ottobre 1967 presso il lago Truc Bach, l’esercito e il popolo di Hanoi hanno catturato John Sidney McCain, un maggiore delle forze aree della Marina americana, che pilotava un aereo A4 e che era stato abbattutto presso la centrale elettrica di Yen Phu. Il suo era uno dei dieci aerei abbattuti in quel giorno”.

Il monumento, noto agli americani come John McCain Memorial, è stato visitato dal presidente Joe Biden durante il recente viaggio di stato in Vietnam. Era “un buon amico”, ha ricordato Biden che gli è stato collega per decenni in Senato, lui Democratico e l’altro Repubblicano (ma erano altri tempi per le amicizie politiche). Naturalmente, e qui sta il curioso e paradossale intreccio di significati, McCain era un buon amico per lui ma un nemico per chi quel monumento aveva, a suo tempo, concepito e voluto. 

Perché il monumento celebra (o forse è meglio dire celebrava?) non l’eroe McCain, ci mancherebbe altro, lì, in quella città, in quel paese – ma gli eroici vietnamiti che McCain hanno abbattuto. 

In quell’ottobre del 1967 il pilota John McCain fu tirato fuori dal lago dove era precipitato con il paracadute, dopo che il suo aereo in missione di bombardamento era stato distrutto da un missile. Ne era uscito vivo ma nel proiettarsi fuori della carlinga si era rotto entrambe le braccia e una gamba. Malmenato dai salvatori, che gli ruppero anche una spalla, finì nella notoria prigione detta “Hanoi Hilton” dove, secondo il suo racconto, fu a lungo torturato. Rimase nelle carceri vietnamite per cinque anni e mezzo, un prigioniero di alto profilo, figlio dell’ammiraglio che nel 1968 divenne comandante in capo delle forze americane nel teatro vietnamita. Il governo di Hanoi cercò di usare la sua notorietà a fini propagandistici, riuscì a strappargli qualche parola contro la guerra, gli offrì una liberazione privilegiata. McCain rifiutò il privilegio, così come rifiutò di incontrare delegazioni di pacifisti americani. Fu liberato come tanti altri nel marzo 1973.

McCain fu considerato da subito una preda di pregio, di cui ricordare la cattura con nome e cognome; il memoriale fu infatti eretto nel bel mezzo della guerra, come simbolo di resistenza patriottica popolare. Solo più tardi è stato rinnovato e infine adattato ai tempi nuovi, meno di ferro e di fuoco. Nel 2015 c’è stato l’ultimo ritocco. Il testo è stato ingentilito nella forma, il nome e il grado sono stati scritti in modo corretto (prima lo erano in modo approssimativo), un aggettivo insultante che accompagnava il suo nome è stato eliminato. 

E così oggi gli americani di passaggio, turisti o veterani e figli di veterani in cerca di pace con se stessi, politicians o businessmen in cerca d’affari, possono venire in questo luogo a onorare il loro compatriota. Quando è morto a 81 anni, nell’agosto 2018, molti hanno portato fiori e anche una bandiera a stelle e strisce. 

Biden, l’altro giorno, è stato solo l’ultimo di loro. 

In effetti, lo stesso John McCain era venuto in pellegrinaggio nel 2009. Fra l’altro, a causa delle ferite di guerra e dei maltrattamenti subiti proprio lì, ad Hanoi, non poteva più sollevare le braccia sopra il capo. Non poteva più assumere la posizione che gli hanno assegnato per sempre, lui vivente, nella scultura in pietra del suo improbabile memoriale.

Categorie:Uncategorized

Lascia un commento