Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

I monumenti confederati, monumenti ai vincitori

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The Birth of a Nation (1915): “The Next Election”

Discutendo di un libro sulla guerra messicano-americana del 1846-1848 (Peter Guardino, The Dead March: A History of the Mexican-American War, Harvard University Press 2017), James Oakes apre il suo pezzo nella New York Review of Books con una affermazione che è di senso comune ma che è abbastanza sbagliata, e andrebbe detto e ripetuto che è abbastanza sbagliata.

“Una delle cose strane riguardo alla controversia sui monumenti alla Confederazione è che essi ricordano la parte perdente della Guerra civile. Gli americani in generale preferiscono ricordare i vincitori. A Washington, D.C., sia il Jefferson Memorial che il monumento a Washington celebrano i leader di una fortunata ribellione contro la Gran Bretagna. Il Lincoln Memorial onora l’uomo che ha presieduto sull’Unione attraverso tutta la Guerra civile. Ci sono monumenti alla Prima e alla Seconda guerra mondiale. L’eccezione è il sorprendente Vietnam Memorial, un ricordo appropriatamente sottotono di una guerra che gli Stati Uniti non sono riusciti a vincere”.

E’ la frase iniziale a non tornare: in effetti, i monumenti alla Confederazione sono anch’essi monumenti ai vincitori. Non ricordano la parte perdente della Guerra civile del 1861-1865, bensì la parte vincente di un’altra guerra civile che è cominciata nel 1865 e di cui le controversie di oggi sono la coda ancora viva. Facendo finta di celebrare la Lost Cause, celebrano in effetti la causa vittoriosa di chi per più di un secolo, nel Sud ex confederato ma anche nel resto del paese, ha combattuto con successo una guerra di razza per affermare e confermare la supremazia bianca.

Come dimostra il timeline storico delle loro inaugurazioni (vedi un precedente post), le statue confederate sono state erette con maggiore intensità nel primo quindicennio del Novecento. Cioè quando nel Sud ci sono stati il completamento della segregazione razziale con le leggi Jim Crow, e l’espulsione dei neri dalla vita pubblica con l’aiuto di migliaia di linciaggi. Sono simbolo di un trionfo, un trionfo finalmente ottenuto. D’altra parte, basta rivedere il monumentale Nascita di una nazione (proprio del 1915), il film di D.W. Griffith che racconta la Guerra civile dal punto di vista sudista – e che è un film a lieto fine. Un film con un americanissimo happy ending: i neri messi al loro posto, i bianchi convolati a giuste nozze, e vissero a lungo felici e contenti. Altro che Lost Cause.

 

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